abschied ha scritto:
1) La fotografia è un modo fra tanti altri di documentare un dato di realtà. Non è una forma di espressione artistica.
Sarebbe utile la definizione di "dato di realtà".
Per la questione "espressione artistica" facciamo una telefonata a, tra tanti altri, Jeff Wall, Gregory Crewdson, Andreas Gursky, Philippe Halsman, William Eggleston, Duane Michals, Spencer Tunick, allo stesso Mario Giacomelli o Luigi Ghirri o David LaChapelle.
2) E' possibile in molti modi mentire fotograficamente; per esempio trafficando con Photoshop o scegliendo maliziosamente l'inquadratura.
La menzogna, ammesso che tale sia e non un'ovvia distorsione di rappresentazione, inizia con la scelta della lunghezza focale, dell'inquadratura, della distanza. Mi vengono in mente talmente tante fotografie che apparentemente "documentano un dato di realtà (da definire)" ma in realtà la distorcono completamente. Vedere
l'intervista a Franco Pagetti di Alessia Glaviano.
3) Ha un senso mentire fotograficamente solo perché nella stragrande maggioranza dei casi la fotografia non mente.
Quale è il senso assoluto di mentire? Non capisco l'affermazione.
Per le menzogne della fotografia chiedere a Kevin Carter di "
the vulture and the little girl". Anche
Jeff Wall può dirci qualcosa.
4) La sensibilità del fotografo si esercita solo nella scelta del formato che si da all'immagine.
Aggiungerei: tema di ripresa, soggetti ripresi, scelte fotografiche, etica, equidistanza, empatia. Pagetti, che dopo aver fotografato per Vogue ha documentato Iraq e Afghanistan, fornisce spunti in merito.
5) La fotografia non è un mezzo per esprimere le proprie emozioni. Per quello ci sono la letteratura, la pittura e la musica.
Non mi sembra una affermazione fondata su evidenze. Può essere o anche no. Un ritratto come atto d'amore per un soggetto?
6) Le fotografie non invecchiano; anzi, come il vino, migliorano con gli anni. Cartier-Bresson ha smesso 45 anni fa di fotografare. E allora?
Le fotografie non invecchiano, e il buon Henri non invecchia. Il problema non sono gli anni passati dal 1974, sono gli epigoni e quelli che si beano perché "
quella immagine sembra tanto una foto di Cartier-Bresson". Come ho scritto prima, HCB resta un genio ed un precursore.
7) La fotografia si presta alla riproposizione inutile di immagini retoriche.
Be', sottoscrivo in pieno: tra la pervasiva presenza di mezzi di ripresa, tra la Gear Acquisition Sindrome e la sindrome del "fotografo primordiale" che ho citato sopra, la massa si immagini inutili è spaventosa.
Le persone sono un soggetto fotografico privilegiato perché sono imprevedibili.
Per me le persone sono un soggetto fotografico privilegiato in quanto persone ed in quanto uniche. L'imprevedibilità? Può essere o anche no.
9) Il colore è permesso nei cataloghi delle esposizioni d'arte e nei cataloghi dell'Ikea. Altrove distrae.
No comment. La realtà è comunque a colori e se la fotografia documenta un dato di realtà ha dignità anche il colore. Va detto che la fotografia monocromatica può essere un facile espediente per falsificare una trascendenza.
10) E' chi guarda una fotografia che può eventualmente provare un emozione, non chi la scatta.
Può essere, o anche no. Chiedere per esempio a Luca Rubbi quando le sue modelle si esprimono in maniera completamente libera davanti al suo obiettivo.
11) Adoro tutte le moderne, sofisticate apparecchiature fotografiche, ma cerco sempre di ricordare a me stesso che Giacomelli scattava con una Bencini.
Secondo me la semplicità è un punto di arrivo. Detto da uno che già dalla Leica IIIa soffriva della Gear Acquisition Syndrome. Sognavo una reflex e disdegnavo il 50mm, bramavo un 105mm, non sapendo che bastava fare tre passi avanti. È anche vero che lo strumento funzionalmente corretto aiuta a raggiungere il risultato che si desidera. Direi che è necessario desiderare consapevolmente un risultato: forse Gabriele Basilico con il banco ottico ha avuto lo strumento adatto per le fotografie che faceva. Robert Capa sulla spiaggia della Normandia con un banco ottico forse avrebbe avuto qualche difficoltà.