E poi Evans, Lange, Rothstein, Salomon, i fratelli Alinari.
I fotografi più "moderni": Weegee, Patellani, Munari, Taro (la ragazza con la Leica), Chaldej.
Il neorealismo postbellico, Stieglitz, Steichen, the Family of Man, la fondazione di Magnum Photos.
I fotografi italiani, i circoli (la Bussola a Milano, la Gondola a Venezia).
La street photography (che personalmente continuo a credere non esista come genere).
La documentazione sociale. Klein, Arbus, Frank e Lisette Model, Leiter, Szarkowski, Eggleston.
Gli italiani da Ghirri a Cresci, Guidi, Chiaramonte, Mulas.
Sherman, Gursky, i Becher, Struth, Ruff e Höfer, Goldin e tutti gli altri.
Non manca nessuno.
Ci presenta una selezione di quelli che considera "i maestri" e ce ne fornisce "schede" descrittive:
- Erwitt
- Cartier-Bresson
- Capa
- Kertesz
- Migliori
- Giacomelli
- Mulas
- Scianna
- Berengo Gardin
- Battaglia
- Salgado
- Fontana
- Ghirri
- Barbieri
- Campigotto
- Jodice padre e figlio
- Basilico
- Galimberti
- Newton
- La Chapelle
Infine ci parla di mercato e formazione, collezionismo, corsi e festival, ed un capitolo "oltre il reale: la fotografia alla prova del digitale".
A me è piaciuto, mi sono piaciute le chiavi di lettura, anche considerate le preferenze di Curti, che però è sempre Curti.
Ps mi ha fatto piacere scoprire che la maggior parte degli autori che Curti cita li conosco bene.